La mia è una terra di transiti: di oggi come del passato, di uomini e d’animali – dal passaggio dell’esercito cartaginese di Annibale al glorioso rimpatrio dei Valdesi. Il racconto Col Clapier si inserisce in un progetto narrativo – finalista del talent letterario Incipit Offresi 2018 di Fondazione Ecm e Regione Piemonte – che intende dare voce alle tracce, spesso silenziose, delle Valle di Susa. Le storie si intrecciano nel tempo, ma convergono nello spazio condensandosi nell’area del massiccio dell’Ambin.
🔊 Clicca su PLAY ed ascolta l’audiostoria Col Clapier.
Testo: Alessandra Longo. Voce: Claudio Bovo.
Veniamo da una terra piatta dove non esiste ombra. Il sole ci cade a picco, spietato, senza indugio. Lo chiamano continente nero, eppure i nostri occhi – laggiù – erano inondati dallo splendore della luce. La tenebra l’abbiamo incontrata quassù. Salendo passo a passo. Con il piede che affonda nella neve, fredda sabbia delle montagne. Non l’avevamo mai visto un deserto così. Siamo chiusi da vette altissime che proiettano lunghe ombre. Sul cammino e nella nostra testa.
Percorrere sentieri neri, calpestando la nostra stessa ombra, porta a pensieri oscuri. Penso alla morte che non ci abbandona mai e qui sembra affacciarsi dietro ogni roccia. Penso alla rigidità delle mie mani che tanto freddo non l’avevamo mai patito. Sulle dita corrono delle fessure spietate, dolorose, profonde. Mi ricordano le crepe che spaccano la mia terra. Senz’acqua, senza pace. Siamo sempre in lotta per qualcosa, in guerra con qualcuno. Quando non abbiamo nemici in vista ce li inventiamo. Così è l’uomo. Ad ogni latitudine.
Con l’altitudine invece tutto cambia. L’ostilità svanisce. Di fronte alla valanga che ieri ha ingoiato dieci di noi, non c’è stato alcun contrattacco. Un silenzio irreale ci ha avvolto per tutta la notte. È sorta la luna su di noi, uomini neri in una landa bianca, forzati dal destino a valicare le Alpi.
Siamo accampati sulle rive di un lago, uno specchio chiarissimo, disteso per tutta la lunghezza della parete che lo sovrasta. Chi mai salirebbe fin in cima? Per cosa poi? Guardarsi riflesso nelle acque? Nessuno affronta queste altezze per la propria gloria od alla ricerca dell’avventura. Chi ricorderà le nostre orme? D’altra parte, la storia la scrivono i vincitori.
Il colle ci aspetta poco dopo quest’ampia piana. Siamo ombre in cammino. Mi volto e guardo i visi stravolti dei miei compagni. E poi loro. Enormi e grigi come queste montagne: povere bestie, i nostri elefanti.
Nota: questo è un racconto di fantasia che non intende suffragare alcuna tesi storica o archeologica circa l’individuazione del passaggio sulle Alpi della spedizione cartaginese di Annibale.