Vivere è lasciare tracce. Lo diceva – e lo dice ancora – un mio professore dell’Università: Maurizio Ferraris che ci avverte di come “nel cuore della presenza, nel cuore dell’essere, c’è la possibilità della sparizione”. Nell’avventura dell’esistenza il nostro è un percorso costellato di segni, impressi e ricevuti.
Protagoniste di quest’anno le Tracce che lasciamo dopo il nostro passaggio, quelle lasciate nell’immaginario personale e collettivo dai grandi alpinisti, esploratori, scalatori, sciatori, scrittori e registi, fino a quelle che la montagna lascia dentro di noi.
Il legame tra traccia e montagna è il tema dell’edizione 2018 di Milano Montagna Festival che ci aspetta dal 22 al 28 ottobre con un ricchissimo programma di eventi in calendario. Sport, ambiente, scienza, arte: le occasioni di confronto e di scoperta saranno molte. Per il programma completo date un’occhiata al sito internet. Quali orme seguire? Vi anticipo qualche appuntamento a cui sarà presente chi ha già lasciato un segno nei miei percorsi. E poi ci saranno nuove realtà da conoscere e nuovi amici da rintracciare al festival, nel web ed in montagna.
SULLE TRACCE DELL’ASSASSINIO
Traccio una linea. Et voilà, ho creato una demarcazione. Un limite che segna un aldiquà ed un aldilà. Quali sono i confini dell’alpinismo? Grandi scalatori di tutto il mondo (tra cui Hansjörg Auer e Matteo della Bordella che saranno ospiti nei giorni del Festival) discutono nel volume L’assassinio dell’impossibile (Rizzoli Illustrati/Mondadori Electa) a cura di Luca Calvi e Sandro Filippini.
ECOLOGICAL FOOTPRINT
L’outdoor è di moda. I numeri crescono. Si moltiplicano gli appassionati. Ma possiamo ricondurre la complessità delle nostre esperienze in ambienti naturali a statistiche e dati? Forse non conta poi così tanto quanti passi fai, ma cosa rimane dopo il tuo passaggio. Ce lo dice Luca Albrisi con il progetto The Clean Approach. Ritroviamo lo stesso messaggio nella mission di Patagonia: “realizzare il prodotto migliore, non provocare danni inutili, utilizzare il business per ispirare e implementare soluzioni alla crisi ambientale”. Sabato 27 e domenica 28 ottobre potremo partecipare a tre workshop sulle riparazioni presso lo store di Corso Garibaldi 127 (su prenotazione, vedi il programma degli eventi Fuori Festival).
SEGNI SULLA NEVE
La rintracciabilità diventa essenziale per la sopravvivenza in caso di eventi valanghiferi. Al Festival la guida alpina Uberto Piloni di Mammut terrà corsi pratici, diretti anche ai principianti per imparare a conoscere ed utilizzare al meglio gli ARTVA, i dispositivi di ricerca dei travolti da valanga che, negli anni hanno subito miglioramenti tecnici in grado di ottimizzare la ricerca anche nel caso di più soggetti coinvolti. Grandi progressi dal primo dispositivo inventato nel 1968 (oppure i primi ARTVA sono stati cani da salvataggio San Bernardo nel 1810?!).
FUORI TRACCIA
C’è chi si discosta dalle strade battute. E si perde? No, va fuori traccia. O inventa nuove discipline, come nel caso di Benedikt Böhm, ideatore dello speed mountaineering. Il 26 ottobre condividerà con i partecipanti al Festival la sua ascesa da record dal livello del mare alla vetta del monte Damavand (5671 mt) in sole 14 ore e 20 minuti in bicicletta, di corsa e con gli sci.
Appoggiandomi ai bastoncini cerco affannosamente un po’ di aria. Ogni muscolo del mio corpo è dolorante, le gambe sono pesanti come piombo. Ancora dieci metri, ancora cinque… sono allo stremo, ce l’ho fatta! Nell’aria rada il mio corpo fa fatica a riprendersi dalle grandi fatiche, ma sono felice, felicissimo. Il dolore e la sofferenza della difficile salita lasciano il posto alla gioia e all’euforia. La sensazione di felicità che si prova in vetta non è facile da descrivere a parole, bisogna averla vissuta.
Al Festival troveremo tante rielaborazioni di quell’indescrivibile felicità – film, fotografie, talks, libri. Ci vediamo a Milano?